Al momento stai visualizzando Zoombombing: come difendersi dagli ospiti indesiderati nei meeting su Zoom

Con un incremento dei download pari al 5500% nelle settimane di quarantena Zoom  si è attestata come l’app per videoconferenze preferita dagli utenti italiani. Un successo strepitoso che ha però messo in luce alcune impreviste problematiche di sicurezza e privacy. Una di queste è il fenomeno dello Zoombombing, ovvero delle incursioni di utenti indesiderati nelle video chiamate.

Cos’è Zoom e come si fa a creare la propria meeting chat gratis?

Zoom è un’applicazione per PC e Smartphone, accessibile direttamente dal sito zoom.com, nata per organizzare video chiamate con più persone, sessioni formative, meeting virtuali e videoconferenze online. Si tratta di una soluzione molto semplice ed intuitiva, che nella sua versione gratuita offre quaranta minuti di utilizzo e la possibilità di collegare fino a cento persone contemporaneamente. Esistono inoltre piani a pagamento che aumentano la durata della videochat e il numero dei partecipanti, rispondendo alle più innumerevoli esigenze aziendali e di didattica online. Utilizzando Zoom le conversazioni possono essere registrate, i file e gli schermi condivisi. La app è corredata da una comoda chat.

Tutto perfetto, allora? Purtroppo no.

Il fenomeno dello Zoombombing e la protezione delle proprie videochat

Il principio su cui Zoom si basa è quello della stanza virtuale a cui si accede semplicemente cliccando su un link che viene generato in automatico insieme alla ‘stanza’ corrispondente. Ecco il punto più dolente: chiunque possieda il link può entrare nella stanza, a prescindere che sia stato invitato oppure no dal suo creatore. A causa di questo limite del sistema è nato, soprattutto in America, il fenomeno dello Zoombombing, l’incursione nelle chat da parte di utenti capaci di rintracciare con le più varie modalità i link attivi. Ospiti indesiderati, insomma, che nei casi meno gravi si limitano a disturbare la comunicazione e, in quelli peggiori, tramite la funzionalità di condivisione dello schermo, impongono contenuti volgari, offensivi e inadatti al pubblico presente.

Come si fa a mettere al sicuro la propria videoconferenza su Zoom ed evitare lo Zoombombing?

L’Ad di Zoom Video Communication, Eric Yuan, fortunatamente è subito corso ai ripari. Ha attuato immediati aggiornamenti alla piattaforma tra cui evidenziamo:

  • l’inserimento obbligatorio di una password per ogni videoconferenza creata
  • l’attivazione di default l’attivazione della ‘sala d’attesa’, ovvero la funzionalità di Zoom tramite cui l’amministratore della stanza deve approvare l’accesso degli utenti nella stanza

Questa scelte dovrebbe bloccare il fenomeno dello zoombombing, garantendo maggiore sicurezza e riservatezza per chi utilizza il tool di chat meeting.  L’Ad di Zoom ha inoltre inviato una comunicazione a tutti gli utenti registrati, spiegando le scelte adottate per rendere le comunicazioni più sicure.

A parte questo, ogni utente può tutelare ulteriormente i propri meeting su Zoom utilizzando altre funzioni dell’app e non dimenticando mai il buon senso. Oltre all’adozione obbligatoria della password, infatti, può essere utile:

  • Mantenere attiva l’impostazione di  ‘sala d’attesa’
  • Evitare di condividere il link della propria stanza sui social, preferendo l’invio del link ai diretti interessati
  • Bloccare la condivisione dello schermo dei partecipanti, a meno che non sia necessaria
  • Utilizzare sempre l’applicazione nella sua versione più aggiornata

Zoom: conviene utilizzarlo ancora?

Se prima della quarantena le app di videoconferenza erano utilizzate da una ristretta fetta di persone, oggi l’incremento esponenziale dei fruitori ha, inevitabilmente, messo in luce alcuni loro punti deboli. Anche Zoom, come tutte le piattaforme, non è perfetta. Viene però migliorata costantemente e, al netto delle difficoltà evidenziate, ha fornito una risposta professionale e immediata a un’esigenza nuova che milioni di utenti nel mondo hanno manifestato in un lasso di tempo molto breve.

Esistono strumenti alternativi? Come abbiamo raccontato recentemente nel nostro magazine, Google Hangout, Microsoft Teams, Whereby sono sono alcuni esempi noti di altre piattaforme con funzionalità analoghe, che diventeranno strumenti di lavoro abituali per molti di noi in un immediato domani, dove il digitale giocherà un ruolo sempre più centrale nelle comunicazioni, nel commercio e nell’impresa.


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